Un ricordo di Elisa Maietti

Non è facile racchiudere in qualche riga chi fosse Elisa, Elisa metteva colore e profumo in tutto ciò che faceva. 

Il suo carattere solare, la sua energia e lo squisito candore dei suoi modi erano per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla fonte di buonumore e di motivazione a superare con leggerezza le piccole e le grandi difficoltà.

La nostra Eli era una che aveva capito. L’ha scritto nella sua lettera della Partenza al Clan e oggi l’abbiamo riscoperto tutti noi rileggendo la sua vita alla luce di quella lettera. 

Aveva capito che la sua forza era nella relazione e nel sentirsi parte attiva della Comunità , a cominciare dalla sua famiglia dalla quale ha ricevuto e dato amore, gioia, grandissime soddisfazioni.

La comunità erano anche le amiche più care che sono state delle sorelle. Eli era un’amica di quelle vere, di quelle presenti, di quelle che non te le risparmia, ma solo per fare emergere ciò che di bello e importante lei vedeva nelle persone e nelle situazioni. Amava stare bene con tutti e si mostrava sempre e semplicemente cosi come era: schietta e diretta.

Lo scautismo era per Elisa, come per tantissimi di noi, una seconda famiglia, in cui ha sperimentato legami profondi. Con questo stile ha saputo tessere nuove relazioni importanti in tutti gli ambiti che ha frequentato dal lavoro al volontariato.

Aveva capito che la comunità non era un luogo comodo in cui adagiarsi, un vincolo alla libertà, ma uno stimolo per vivere al meglio il proprio servizio, che sentiva “non come qualcosa da fare nel tempo libero, ma come modo di porsi nella vita”.

Quando due anni fa il gruppo Ferrara 3 si è ritrovato in una situazione di difficoltà perché alcuni capi non riuscivano più a garantire la propria disponibilità al servizio, Elisa, che stava concludendo il suo servizio in comitato e che aveva sempre fatto parte di un’altra Comunità Capi (Ferrara 4), non riusciva ad accettare che un altro Gruppo scout potesse chiudere.

Sentiva di dover fare qualcosa per quei ragazzi e per le loro famiglie. Con semplicità e in maniera molto decisa è stata la prima di tanti a mettersi in gioco.

Così, una sera di settembre ha scelto, in modo per nulla scontato, di salutare momentaneamente il suo gruppo storico per aiutare a progettare il futuro della Comunità Capi e dell’intero Gruppo Ferrara 3. L’entusiasmo e la convinzione che ha messo in questa scelta sono stati le chiavi che hanno poi spronato anche altri capi a fare lo stesso.

È stata Capo Fuoco negli ultimi due anni ed è proprio grazie al suo servizio che tanti giovani oggi  possono vivere quanto di più bello lo scautismo ha da offrire.

Lo stile del suo Servizio, caratterizzato dalla generosità e dal suo sorriso, dall’avere in mente ogni singolo ragazzo, ognuno con la propria specificità, con le proprie ambizioni e fragilità, è un esempio per tutti noi. 

Aveva capito che il servizio come capo scout non era l’unico ambito in cui impegnarsi. 

Era una infaticabile ricercatrice, con doppio titolo di Laurea magistrale in Scienze Statistiche all’Università di Bologna e di Glasgow, dottorato di ricerca in Scienze Mediche Generali e Scienze dei Servizi, e abilitazione scientifica come professore di seconda fascia. Nelle collaborazioni coi molti gruppi di ricerca ha sempre dimostrato rigore metodologico ed una capacità unica di prendersi cura dei colleghi.

Tanti i professionisti che si affidavano a lei per la ricerca e gli studenti per cui è stata una salvezza nella compilazione delle tesi di laurea.

Il suo lavoro la appassionava a tal punto che dispensava approfondimenti statistici ovunque pensava potessero servire a fare chiarezza su ciò che era stato e fossero utili a progettare qualcosa di nuovo.

Era una cittadina attiva: da un po’ di tempo aveva anche deciso di partecipare ad un gruppo di lavoro per Banca Etica ed era sempre stata pronta a rispondere alle chiamate per le emergenze più dure come quella per il terremoto in Emilia.

Era di stimolo per tutti noi e ci spronava a dare il meglio perché “spesso e volentieri ci vedeva come elettrodomestici: se non c’è qualcuno che li attiva, rimangono lì in standby”

Se c’era da fare, si faceva, se c’era da esserci, c’era.

Certo sapevamo, che per renderle le uscite tra capi un po’ più invitanti, un letto e un latte caldo alla mattina sarebbero stati di aiuto. Come diceva lei “con bustine di tè e stuoino abbiamo già dato”.

Aveva capito come conciliare impegno e divertimento, responsabilità e spensieratezza, dando armonia ed equilibrio a ciò che faceva e alle sue scelte.

Bella lei e bello il modo in cui faceva le cose, mai per caso, sempre con un senso voluto e cercato e sempre con la cura di chi è innamorato di ciò che fa e delle persone che ha affianco.

Tutto questo non andrà perduto cara Eli. Per noi e per coloro che hai lasciato, a partire da Alice, la tua bimba. Continueremo a camminare insieme, inventando nuove strade e cercando la tua traccia e te, che ora sei nella luce.

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