L’ambiente educativo: volàno del cambiamento

Odio. Non sembra esserci parola migliore per caratterizzare il tempo che ci vede immerse e immersi in questo inizio anno. Odio nella politica, che allo sviluppo di un lògos generativo di democrazia preferisce oggi l’accusa gratuita e infondata, denominando con dialettiche anacronistiche gli uni comunisti e gli altri fascisti. Odio nella società, che rende possibile il sonno della ragione facendo scendere in piazza persone in protesta contro manifestazioni culturali in teatro, con striscioni di cui solo il ricordo potrebbe portarci indietro di ormai un secolo. Eppure è questa la cornice in cui noi capo e capi scout dell’AGESCI ci stiamo muovendo per agire con forza e vigore.

La speranza è il motore senza il quale non esisteremmo, ed è proprio perché abbiamo speranza che sabato 25 gennaio ci siamo tutte e tutti riuniti in un Convegno di Zona, riflettendo e interrogandoci grazie a un ospite di reale eccezione.

La Zona di Ferrara, con i suoi otto gruppi sparsi per tutto il territorio provinciale, ha avuto il privilegio di poter assistere e partecipare a una coinvolgente chiacchierata di testimonianza e di confronto con il Capo Scout d’Italia, rappresentante della nostra associazione nazionale insieme alla sua controparte femminile, la Capo Guida.

Fabrizio Coccetti, fisico ricercatore nel campo dei raggi cosmici, ha così potuto ammirare la bella realtà nostrana della Città del Ragazzo, sede filiale dell’Opera Don Calabria di Verona, fondata sessantanove anni fa dal sacerdote divenuto santo.

Il tema al centro del non scontato discernimento è stato l’ambiente educativo, “non un ambiente scollegato dalla realtà, ma un piccolo ambiente che è parte del più grande ambiente reale”, a detta di Fabrizio. Senza una profonda analisi di ciò che ci circonda, infatti, non è possibile pensare e costruire un ambiente protetto come il nostro, ma intrinsecamente in contatto con la realtà del mondo – altrimenti a cosa servirebbe? – .

Ma questo non basta. L’impegno a cui il Capo Scout ci ha chiamato è quello di avere sempre a mente il metodo dello scouting, ovvero quell’insieme di conoscenze che permettono la vita all’aria aperta: vedere, perché è un’azione che non dipende dalla nostra volontà e ci permette di scorgere ciò che abbiamo davanti agli occhi; giudicare, perché ciò che ci accade dinanzi necessita di una nostra interpretazione e presa di posizione; agire, perché tutto il procedimento non avrebbe senso se non sfociasse in qualcosa di reale come conseguenza del pensiero.

L’ambiente educativo scout, per migliorarsi con continuità, non prescinde dalla nostra capacità di rileggere gli eventi e imparare dagli errori, per permettere alle nostre bambine e bambini, ragazze, ragazzi e giovani di sperimentare le difficoltà della vita reale, mostrando loro come si fa a rialzarsi e rimettersi in piedi più forti di prima.

I dodici anni del percorso scout devono servire da catalizzatori delle migliori energie e contraddizioni vissute, per poi sfociare in una forte presa di coscienza che consentirà al mondo reale di avere una spinta di miglioramento… Una per ogni individuo.

Un po’ come fu la balena per Pinocchio, riprendendo il titolo del Convegno. In questo ambizioso progetto, noi capo e capi non siamo soli. Il Maestro ci ha dato l’esempio con la sua vita quotidiana, e la testimonianza con la vittoria sulla croce.

Ivan Fiorillo

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