AGESCI – ZONA DI FERRARA
USCITA DI SPIRITUALITA’
Abbazia di Sant’Eutizio – Romita, 15-16 Settembre 2001


L’uscita di spiritualità ad Assisi, la terra di San Francesco, è lo spunto per una riflessione sul nostro essere e sentirci Chiesa, sul nostro ruolo apostolico nella Chiesa “sacramento di salvezza” e “popolo di Dio”.


“Francesco, alzati, va’ e ripara la mia casa che cade in rovina!”


Quando si sentì rivolgere da Dio questa esortazione presso il crocifisso di San Damiano, Francesco prese l’invito del Signore alla lettera: corse a casa, vendette della stoffa e con il ricavato incominciò a riparare, l’una dopo l’altra, alcune chiesette cadenti: San Damiano, S. Pietro e più tardi la Porziuncola.

Tra le immagini che descrivono la Chiesa, vorremmo anche noi, come nella chiamata di San Francesco, privilegiare quella della “casa” (cfr Lg 6.), intesa come ambito di vita e luogo ideale per un percorso di catechesi esperienziale.


La casa offre molte sfumature: dalla casa con le porte spalancate per accogliere tutti i popoli alla casa dove “chiusa la porta, parla con il Padre tuo nel segreto”.

La potremmo presentare in tre dimensioni diverse:

  1. quella più spirituale = l’interiorità della persona nella quale abita il Signore, il nostro corpo come metafora di edificio spirituale, il luogo dell’intimità con Cristo…

  2. quella antropologica = luogo di convivenza, di condivisione con i nostri cari, di intense relazioni affettive, di appartenenza sociale (e va ricordato anche l’importanza che ebbe per le prime comunità cristiane…), ecc.

  3. quella più propriamente ecclesiale-missionaria = la Chiesa edificio spirituale, luogo di incontro di tutti i figli di Dio, la dimora di Dio per lo Spirito, la dimora di Dio con gli uomini, la Città Santa, ecc.


La prima dimensione, naturalmente, è quella che più si presta ad un momento di raccoglimento individuale e di ascolto, ad una eventuale esperienza di deserto.

Nel silenzio, scoprire nella nostra “casa” interiore il luogo più intimo dove si svolge il colloquio con Dio, “le cose di grande segretezza tra Dio e l’anima” (Il Castello interiore – Opere di Santa Teresa D’Avila, cap. 1).

Due saranno gli aspetti da porre all’attenzione della riflessione:

  1. l’importanza che diamo alla cura del nostro essere più intimo, della nostra anima, ovvero l’interno della “casa” rispetto all’esterno, all’esteriorità del nostro essere, all’apparire;

  2. l’ascolto della Parola dev’essere alla base del nostro agire: la tensione apostolica e perciò il nostro servizio nella Chiesa nasce prima di tutto dall’amore per Gesù e dalla confidenza con lui, attraverso la sua Parola.

Tra gli spunti per questa attività:


La seconda dimensione potrebbe partire dunque dall’osservazione delle case del posto, dagli edifici e dalla loro storia (non dimentichiamo i luoghi in cui ci troviamo!…) che include non solo il passato ma anche il presente con le “ferite” del recente terremoto. Ne nascono due spunti:

  1. Le case rispecchiano chi le abita: possono essere un riparo, un nido, un luogo in cui appartarsi e difendersi dal mondo esterno, chiuse o aperte, sia come edificio che come relazioni che si instaurano al suo interno. E le nostre case, come sono o come vorremmo che fossero? Qui l’attività potrebbe essere quindi “facciamo un po’ i turisti”, ovvero una visita ad alcuni luoghi significativi, con un occhio alla realtà locale ed uno a quella personale.

  2. Il passagio successivo diventa: dalla casa-edificio al “fare casa”, ovvero non solo uno spazio ma un luogo di relazioni, fatto di pietre vive, unite dal cemento dell’amore. Riprendendo il mattone dato a ciascuno, si potrebbe costruire un edificio simbolico (fate largo ad architetti e ingegneri!) che rappresenta la nostra comunità capi che è comunità ecclesiale (domanda provocatoria: il Signore abita questa casa?). Per l’approfondimento di questo tema, ci sarà domenica l’incontro con Padre Bernardino, al monastero della Romita, che si raggiunge dopo circa mezz’ora di auto e un’ora di strada a piedi. Alla sera di sabato, invece, prima di andare a dormire, a conclusione della giornata, si farà un momento di adorazione Eucaristica, nel quale il nostro edificio di mattoncini di cartone diventa il tabernacolo che ospita il Santissimo offrendoci l’immagine efficace di noi-mattoni “pietre vive” che formano la casa in cui il Signore viene ad abitare.


Infine, la terza dimensione. Come gli apostoli dobbiamo porci la domanda “Maestro dove abiti?”…”Venite e vedrete” (Gv 1,35-39) e metterci alla sequela di Cristo nella e per la Chiesa.

In questa terza dimensione sono tre gli aspetti della casa ecclesiale-missionaria da approfondire:

  1. Quale Chiesa?

(Cfr cap. 4-15 “Novo Millenio Ineunte”, lettera apostolica al termine del Grande Giubileo del 2000 di Giovanni Paolo II)

  1. Qual è il nostro ruolo apostolico nella Chiesa e il nostro carisma di educatori che comunicano il Vangelo tramite il metodo scout in un mondo che cambia?

  1. Come viviamo il nostro ruolo di esploratori dell’annuncia del terzo millennio?

Qui si pongono per i capi molti nodi problematici che affronteremo insieme ad una persona che ci darà una testimonianza forte sulla Chiesa “istituzionale” e sul suo ruolo nel mondo: il Vescovo Riccardo, della diocesi di Sant’Eutizio, passerà con noi la serata. Ne approfitteremo per celebrare con lui la Messa, domenica mattina, prima di partire per la Romita.

L’utlima attività sarà, domenica dopo pranzo, un confronto in gruppo che, partendo dalla scelta cristiana nel nostro Patto Associativo, ci sproni a fare proposte future sul come realizzare la nostra ecclesialità nel servizio con i ragazzi.


L’uscita non potrà mai esaurire il tema ma dev’essere lo stimolo, il lancio per le attività del nuovo anno scout:

  1. negli incontri tra le Co.Ca. per il nuovo P.E. di Zona, dedicarne uno per interrogarsi su quali strumenti del nostro metodo educativo sono da privilegiare per una crescita del senso di appartenenza alla Chiesa e della tensione all’apostolato nei nostri ragazzi.

  2. nei prossimi incontri di spiritualità in avvento e quaresima offrire esperienze che maturino il nostro coinvolgimento nella Chiesa locale.